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Indenizzi danni fauna selvatica. Chiamata in causa la Regione

Cinghiali
I cinghiali sempre nel mirino dei cacciatori di frodo

Comunicato del 17 gennaio 2014

“La Provincia di Viterbo non ha nessuna competenza per ciò che concerne il risarcimento dei danni provocati dai cinghiali. La competenza è solo ed esclusivamente della Regione Lazio e finalmente anche i giudici ci stanno dando ragione”.

L’assessore provinciale all’Agricoltura, Caccia e Pesca Roberto Staccini torna a fare chiarezza su una materia, quella relativa al risarcimento dei danni prodotti dalla fauna selvatica alle colture agricole, che prevede responsabilità e competenze specifiche.

“La Provincia di Viterbo non ha né la competenza, né le risorse finanziarie per poter risarcire gli agricoltori  – ricorda Staccini - ed è per questo che i nostri avvocati, davanti al Tribunale di Viterbo, hanno sostenuto la legittimazione passiva della Provincia di Viterbo nei confronti della Regione.

Il giudice, anche su richiesta del legale degli agricoltori, ha autorizzato la chiamata in causa della Regione, nell’ambito delle azioni legali intentante dai danneggiati nei confronti del nostro ente.

Per quanto riguarda invece presunte responsabilità della Provincia in merito ad una mancata prevenzione dei danni – aggiunge l’assessore -  si tratta di un’accusa priva di qualsiasi fondamento e che pertanto rispediamo al mittente.

Infatti, come abbiamo già chiarito nei giorni scorsi, nel triennio 2010/2013, la Provincia ha adottato ed applicato un piano di contenimento che autorizzava interventi selettivi da parte degli agenti della Polizia provinciale e dei selecontrollori all’interno delle aree agricole dove si registravano danni di particolare entità.

Queste battute straordinarie avvenivano alla presenza degli agricoltori stessi e tutti gli interventi svolti sono tuttora agli atti. Le battute sono state effettuate pur in presenza di norme e prescrizioni dell’Ispra ((Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) molto limitative, che tuttavia lasciavano alla Provincia una certa autonomia di intervento laddove si presentavano situazioni di particolare gravità.

Autonomia che oggi è venuto meno, dal momento che l’Ispra ha avocato a sé l’esclusiva competenza ad autorizzare, caso per caso, le operazioni selettive”.

“La Provincia – ricorda ancora Staccini – è stata chiamata in giudizio perchè i rimborsi concessi agli agricoltori sono sempre di gran lunga inferiori all’entità reale del danno.

Ma questo avviene perché, le risorse stanziate dalla Regione, sono del tutto insufficienti a soddisfare le legittime aspettative degli agricoltori e la Provincia, pur volendo, non ha la competenza per intervenire con fondi propri di bilancio.

Gli agricoltori – conclude l’assessore – dovrebbero essere invece al nostro fianco e sostenere le azioni che abbiamo messo in campo per ottenere più risorse dalla Regione e interventi più efficaci per arginare la proliferazione della fauna selvatica, superando le restrizioni imposte dalle normative nazionali e regionali in materia”.

 

Comunicato del 14 gennaio 2014 

L’assessore provinciale all’Agricoltura, Caccia e Pesca Roberto Staccini ha inviato una lettera al Prefetto di Viterbo Antonella Scolamiero, al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ed all’assessore regionale all’Agricoltura Sonia Ricci, con la quale denuncia il grave problema relativo agli indennizzi per i danni provocati agli agricoltori dalla fauna selvatica.

La Provincia, in particolare, lamenta come sia diventato sempre più difficile risarcire i danni, a fronte di una drastica riduzione dei contributi regionali.

“Per l’anno 2013 – evidenzia Staccini – la Regione Lazio ha erogato per entrambi gli ATC (ambiti territoriali di caccia) della Tuscia, una cifra complessiva pari a 138mila euro a fronte di danni presunti superiori ai 500mila euro.

Una somma di gran lunga inferiore a quella, già insufficiente, stanziata per il 2012 quando furono trasferiti al nostro ente 363 mila euro per risarcimenti pari a 528mila euro.

La Provincia, per il triennio 2010/2013 aveva inoltre predisposto, con il contributo dell’Università della Tuscia, un piano di contenimento della specie cinghiale. Questo piano stabiliva che, nel momento in cui venivano certificati danni di particolare entità alle colture agricole, la Provincia poteva autorizzare la Polizia provinciale ed i selecontrollori formati negli appositi corsi, ad effettuare battute straordinarie.

Il piano è stato riproposto anche per il prossimo triennio, ma l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha imposto una serie di paletti.

In particolare l’Istituto – spiega l’assessore – ha espresso parere contrario all’utilizzo della braccata, se non in casi eccezionali, certificati caso per caso dall’Ispra stessa, e soltanto dopo che sia stata dimostrata l’impossibilità concreta di evitare il danno con il ricorso ad altri strumenti di prevenzione.

A tal proposito va ricordato che in passato la Provincia ha erogato contributi agli agricoltori per l’installazione di recinzioni elettrificate, ma che questa misura preventiva si è rivelata poco efficace su appezzamenti di vaste proporzioni. Prima l’Ispra, pur in assenza di un parere favorevole per ciò che riguarda il ricorso alle braccate, consentite sempre e soltanto in casi eccezionali, lasciava alla Provincia un margine di manovra, oggi venuto meno.

Gli unici interventi di contenimento consentiti dall’Ispra riguardano la tecnica della girata con l’utilizzo di un solo cane limiere. E’ bene precisare – ricorda Staccini – che il territorio della Provincia di Viterbo è sprovvisto di cani limieri e che comunque, la tecnica della girata con un solo cane, non è praticabile su appezzamenti di terreno di svariati ettari”.

Staccini quindi rivolge un appello alla Regione.

“Gli indennizzi sono stati ridotti all’osso, l’Ispra nonostante l’aumento vertiginoso dei danni provocati dalla fauna selvatica e denunciati da tutte le organizzazioni del comparto agricolo, limita drasticamente le possibilità d’intervento della Provincia.

La situazione è drammatica. Abbiamo fatto tutto ciò che era in nostro potere per prevenire al massimo l’entità dei danni; abbiamo riunito intorno ad un tavolo l’Agenzia regione per i parchi, gli enti gestori dei parchi e delle riserve naturali della Tuscia, abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa per l’attuazione di azioni concertate mirate alla prevenzione ed al contenimento.

Stiamo facendo il possibile per venire incontro alle richieste del territorio, ma certo è che la riduzione dei fondi conferiti rende tutto molto difficile. Perché, oltre ai danni agli agricoltori, vanno aggiunti quelli provocati dai cinghiali agli automobilisti sulle arterie provinciali.

Cifre la cui entità, anche in questo caso, ha raggiunto livelli allarmanti. Non stiamo chiedendo – prosegue - carta bianca per abbattere indiscriminatamente tutte le specie di fauna selvatica presenti sul territorio, perché siamo consapevoli della necessità di garantire il mantenimento di un equilibrio ambientale, da raggiungere anche attraverso la conservazione del patrimonio faunistico.

Abbiamo anche adottato un nuovo piano faunistico venatorio con l’obiettivo di garantire lo svolgimento di un’attività venatoria pienamente compatibile con l’ambiente. Ma non si può far finta di non vedere che la proliferazione della fauna selvatica sta costituendo un’autentica emergenza nel campo agricolo.

Non lo diciamo noi – precisa ancora Staccini – ma le associazioni di categoria, la Coldiretti in primis, che negli ultimi mesi ha organizzato numerose iniziative per sensibilizzare le istituzioni ad intervenire concretamente, adottando soluzioni in grado di assicurare la tutela delle produzioni agricole e dell’economia provinciale”.

L’assessore fa inoltre presente ancora una volta l’urgenza della nomina in tempi rapidi della Commissione provinciale per l’abilitazione venatoria, decaduta con il cambio della giunta regionale e mai ricostituita.

“Oltre sessanta domande sono ferme nei nostri uffici – lamenta ancora Staccini – molti degli aspiranti cacciatori che hanno fatto richiesta di abilitazione all’esercizio venatorio già da diversi mesi, sono stati costretti a rinnovare i certificati medici scaduti con costi annessi.

La stagione venatoria si sta avviando alla conclusione e non siamo ancora riusciti a sbloccare questa assurda situazione. Andare avanti in queste condizioni – conclude - sta diventando sempre più problematico”. 

 


(giovedì 16 gennaio 2014)

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